Descrizione
CIRCE
Il pannello si svolge ordinatamente come un testo scritto, con la stessa metrica di una storia cantata dalla voce di un aedo. Dapprima, il viaggio, le navi, i soldati scampati dalle precedenti sventure, poi, l’esplorazione ed infine Circe divinità bella e crudele, al centro, fulcro di tutta la travagliata vicenda. La sua icona è connotata dalla capigliatura – “riccioli belli”, “trecce belle”- che appare come l’elmo delle figure maschili. La sua dimora è circondata da piante e arbusti che paiono animati, pregni di una forza magica da lei generata. Difatti alle sue spalle altri elementi stilizzati ricordano la terribile vicenda: la coppa del vino, le teste dei maiali. La natura selvaggia e magnetica richiama l’umana curiosità, l’arcano senso di esplorazione: Euríloco, per primo insieme ad altri, testimone degli effetti dei “farmachi tristi” sugli esseri umani e poi Odisseo, che non può non agire, non risolvere. Una divinità giunge in soccorso con un antidoto: Ermes, messaggero degli dèi dai calzari alati, gli parla prendendolo per mano ed offrendogli un’erba salvifica. E dunque Circe si stupisce e si piega, tanto quanto Odisseo ne è sedotto. Non soffrono la fame e per un anno sono trattati come principi ma, al contempo, pesante è il cuore di tutti. I compagni piangono la loro terra e richiamano Odisseo al dovere del viaggio. Ripartono ma il ritorno è avvolto dalla nebbia di un’arcana predizione: sarà necessario il viaggio nell’Ade e
l’incontro con l’anima dell’indovino Tiresia.
l’incontro con l’anima dell’indovino Tiresia.
Dal libro X vv.135-486
“E all’isola Eea venimmo qui stava
Circe riccioli belli, terribile dea dalla parola umana.
[…]Allora in due gruppi tutti i compagni forti schinieri
divisi, e diedi un capo a ciascuno dei due gruppi;
degli uni io avevo il comando, degli altri Euríloco, simile a un dio.
[…] Trovarono in un vallone la casa di Circe.
[…] Si fermarono nell’atrio della dea trecce belle,
e Circe dentro cantare con bella voce sentivano.
Subito lei, uscita fuori, aperse le porte splendenti
e li invitava; e tutti stoltamente le tennero dietro.
Ma Euríloco restò fuori, ché temeva un inganno.
Li condusse a sedere sopra troni e divani
e per loro del cacio, della farina d’orzo e del miele
nel vino di Paramno mischiò: ma univa nel vaso
farmachi tristi, perché del tutto scordassero la terra paterna.
E appena ne diede loro e ne bevvero, ecco che subito,
con la bacchetta battendoli nei porcili li chiuse.
Essi di porci avevano la testa, e setole e voce
e corpo: solo la mente era sempre quella di prima.
“E quando ormai muovendo per i sacri valloni,
di Circe ricca di farmachi stavo per giungere al grande palazzo,
allora mi venne incontro Ermete verga d’oro.
Mi prese per mano e parlava parola, diceva:
[…] suvvia, dai pericoli voglio liberarti e salvarti.
Tieni con quest’erba benefica in casa di Circe
entra; il suo potere t’eviterà il mal giorno.”
“E là tutti i giorni fino al compirsi di un anno,
sedevamo a goderci carni infinite e buon vino.”
“O Circe, compimi la promessa che hai fatta
di rimandarci a casa; l’animo mio balza ormai,
e quello degli altri compagni, che mi finiscono il cuore,
intorno a me singhiozzando, appena tu sei lontana.”
Circe riccioli belli, terribile dea dalla parola umana.
[…]Allora in due gruppi tutti i compagni forti schinieri
divisi, e diedi un capo a ciascuno dei due gruppi;
degli uni io avevo il comando, degli altri Euríloco, simile a un dio.
[…] Trovarono in un vallone la casa di Circe.
[…] Si fermarono nell’atrio della dea trecce belle,
e Circe dentro cantare con bella voce sentivano.
Subito lei, uscita fuori, aperse le porte splendenti
e li invitava; e tutti stoltamente le tennero dietro.
Ma Euríloco restò fuori, ché temeva un inganno.
Li condusse a sedere sopra troni e divani
e per loro del cacio, della farina d’orzo e del miele
nel vino di Paramno mischiò: ma univa nel vaso
farmachi tristi, perché del tutto scordassero la terra paterna.
E appena ne diede loro e ne bevvero, ecco che subito,
con la bacchetta battendoli nei porcili li chiuse.
Essi di porci avevano la testa, e setole e voce
e corpo: solo la mente era sempre quella di prima.
“E quando ormai muovendo per i sacri valloni,
di Circe ricca di farmachi stavo per giungere al grande palazzo,
allora mi venne incontro Ermete verga d’oro.
Mi prese per mano e parlava parola, diceva:
[…] suvvia, dai pericoli voglio liberarti e salvarti.
Tieni con quest’erba benefica in casa di Circe
entra; il suo potere t’eviterà il mal giorno.”
“E là tutti i giorni fino al compirsi di un anno,
sedevamo a goderci carni infinite e buon vino.”
“O Circe, compimi la promessa che hai fatta
di rimandarci a casa; l’animo mio balza ormai,
e quello degli altri compagni, che mi finiscono il cuore,
intorno a me singhiozzando, appena tu sei lontana.”