Pannello IV

COD: od4 Categoria:

Descrizione


EOLO
Nel pannello, le navi degli Achei viaggiano ancora sul mare siciliano, giungendo sino al Tirreno ed avvistando l’isola Eolia. Stremati e “sconvolti nel cuore, lieti d’aver fuggito la morte, ma privi di cari compagni”, Odisseo ed i suoi uomini arrivano alla dimora di Eolo Ippotade, simbolicamente raffigurato come rosa dei venti, che lo accoglie per un mese, dopo aver ascoltato il racconto della guerra combattuta a Ilio. Il dio dei venti comprende e ascolta la preghiera di Odisseo che chiede la libertà di poter riprendere il viaggio. I simboli al centro dell’opera richiamano il cuore della vicenda: il dio dona un grande otre dove, per favorire i naviganti, vi imprigiona le tremende tempeste, raffigurate da inquiete spirali, eccetto Zefiro che consentirà un tranquillo ritorno in patria. Ma l’otre viene aperto, i venti terribili sfuggono, animati dalla loro stessa impetuosa natura e causano ancora morte e disperazione tra i compagni. Il grande dramma della curiosità umana nasce dall’invidia dei marinai nei confronti di quel dono divino fatto solo, essi credono, ad Odisseo. È il tòpos del vaso di Pandora: la pancia chiusa della creta non deve essere aperta, gli dèi possono favorire gli uomini per poter contrastare il loro stesso destino già scritto… ma l’oggetto misterioso e proibito è destinato ad essere violato.

Dal libro X vv.1-49
“E all’Isola Eolia arrivammo; qui stava
Eolo Ippotade, caro ai numi immortali,
nell’isola galleggiante. […] e un mese intero mi tenne con sé.”
“[…] Preparò la partenza.
Mi diede un otre, che fece scuoiando un bue di nove anni,
e dentro degli urlanti uragani costrinse le strade;
perché signore dei venti lo fece il Cronide,
e può fermare e destare quello che vuole.
Nella concava nave l’otre legava con una catenella d’argento,
lucente, che non trapelassero fuori per nulla;
e solo il vento di Zefiro mi mandò dietro a soffiare,
che portasse le navi e noi pure; ma non doveva
condurci a fine: perimmo per la nostra pazzia.”
“[…] Nove giornate di seguito navigammo di giorno e di notte,
al decimo già si scorgevano i campi paterni,
gli uomini intorno ai fuochi vedevamo, vicini.
Allora il sonno soave mi prese, ch’ero sfinito; […]
E i compagni parole fra loro parlavano,
e dicevan che oro e argento a casa portavo; […]
sciolsero l’otre: i venti tutti fuori balzarono,
e all’improvviso, afferrandoli, al largo li riportò l’uragano,
piangenti, lontano dall’isola patria.”

Informazioni aggiuntive

Dimensioni 93 × 70 cm