Pannello IX

COD: od9 Categoria:

Descrizione


DA TRINACHÍA A SCHERÍA

Quest’ultimo pannello, che chiude una parte del racconto di Odisseo (libro XII), ha ampi spazi narrativi che vitalizzano le immagini, esaltandole. La nave, i virgulti e gli arbusti, all’inizio, incorniciano le icone delle bestie sacre al Sole Iperione che vivono sull’Isola di Trinachía. Odisseo vorrebbe proseguire ma il cuore lo spinge a dare ascolto ai suoi compagni stanchi: per un mese, evitando di toccare gli armenti, sopravviveranno sino all’esaurimento degli ultimi viveri.
La raffigurazione è chiara: a sinistra i soldati cedono alla fame e sono pronti ad attuare il massacro, sacrilego, degli animali. Il dio Sole, raffigurato con i suoi molteplici raggi, interviene provocando sulla nave l’ira di Zeus che scaglia un fulmine distruttore. La nave affonda, gli uomini periscono, tutti tranne Odisseo che non ha mangiato le sacri carni e che scampa la morte su di un rottame. Dopo dieci giorni – i piccoli ordinati soli- ecco Calipso, “riccioli belli”, che accoglie Odisseo nella sua dimora sull’isola di Ogigia.
Riprendendo le vicende dell’arrivo sull’isola di Schería regno di Alcínoo (libro VII), il calendario solare indica il passaggio dei sette anni trascorsi con Calipso ed infine, dopo l’ordine di Ermes, la partenza su di una zattera, colpita nuovamente dal fulmine divino.
Come a chiusura di un sipario, l’eroe è raffigurato su di un telo – dono della ninfa Ino Leucotea, moglie del re di Tebe Atamante- con il quale si salverà dal naufragio prima di giungere nel palazzo di Alcínoo.
Si chiude la narrazione e la memoria di una parte di viaggio. Da quel momento, le emozioni e le immagini del racconto di Odisseo saranno impresse, senza tempo, nella mente e negli animi degli ascoltatori.

Dai libri XII (vv.260-450) e XIII (vv.1-2)

“Ed ecco, appena sfuggimmo agli scogli, l’orrenda Cariddi
e Scilla, subito dopo all’isola meravigliosa del dio
giungemmo: qui c’erano le belle vacche ampia fronte
e le infinite floride greggi del Sole Iperione.
[…] Allora ai compagni parlavo, sconvolto nel cuore:
“Udite le mie parole, benché angosciati, compagni,
che dica anche a voi la profezia di Tiresia,
e di Circe Eèa, i quali molto m’ingiunsero
d’evitare la terra del Sole, gioia degli uomini;
orrenda sciagura qui ci aspetta, dicevano.
[…] Euríloco intanto ai compagni suggerì il mal consiglio:
“Su, tra le vacche del Sole cacciam le più belle,
e agli immortali facciamo ecatombi accettevoli.”
Rapida al Sole Iperìone andò messaggera,
Lampetie lungo peplo, a narrare che le vacche uccidemmo.
E Zeus tutt’insieme tuonò e scagliò sulla nave la folgore:
tutta girò su se stessa, colpita da Zeus con la folgore
e fu piena di fumo sulfureo: caddero fuori i compagni,
e come cornacchie in giro alla nave nera
furon preda dell’onda: il dio negò loro il ritorno!
Poi nove giorni fui trascinato, alla decima notte
all’isola di Ogigia m’avvicinarono i numi, dove Calipso
vive riccioli belli, tremenda dea dalla parola umana.
Ella m’accolse e curò.”
Così narrava: e tutti rimasero muti, in silenzio,
erano vinti dal fascino nella sala ombrosa.

Informazioni aggiuntive

Dimensioni 99 × 64 cm